Prendo spunto da una recente intervista gentilmente rilasciatami dal filosofo Umberto Galimberti. In questa intervista Galimberti replicava a una mia domanda sostenendo che in Italia moltissimi scrivono nella speranza di essere pubblicati. In caso contrario la scrittura si svaluterebbe ai loro occhi, diventando un puro evento biografico. Ma ogni scrittura è un evento biografico, diceva il professore proseguendo nell’intervista, e non si deve aspirare necessariamente alla pubblicazione. “In Italia il 70% dei libri editati non vendono neanche una copia” era la chiosa di colui che è davvero un accreditatissimo autore di libri e articoli.
Giorni fa, curiosando tra le righe de La Stampa e Dagospia, mi sono imbattuto in una accennata polemica a distanza tra due autori e personaggi conosciuti da un grande pubblico anche se in ambiti ben diversi. Personaggi difficilmente paragonabili se non nell’intento di osservarne l’indubbio impegno culturale a scrivere, seppur di ispirazione così differente per i temi trattati e per il background di studi sostenuti o interessi condivisi.
Veronica Benini, Spora per le fan o “galline” come lei chiama amorevolmente le sue follower, e Giampiero Mughini a confronto.
Di Giampiero Mughini si può dire tutto e il contrario di tutto, per usare un esemplificativo cliché, ma come non riconoscergli lo status di prolificissimo autore di libri, ne ha scritti più di quaranta. Invece, chi è Spora? Me lo chiedevo solo qualche settimana fa, partecipando per scommessa alla presentazione del suo libro La vita inizia dove finisce il divano, libro che in quel frangente scoprivo già rappresentare la sua quinta fatica e che mi vedeva beato fra un centinaio di donne.
Una esplosione di energia, la Spora (ora che l’ho conosciuta e ne ho studiato il fenomeno, LE SO TUTTE). Una favolosa imprenditrice digitale e una strategist tra le più seguite sui social.
La vita inizia dove finisce il divano (De Agostini 256 pagine), spiega l’autrice, è un libro autobiografico, motivazionale. Un concentrato della sua vita, di una donna che ha cambiato strada tante volte. Una che dopo la laurea in architettura ha lavorato con successo a Parigi in uno studio d’ingegneria che progettava grattacieli, una che ha affrontato il divorzio causa la sua infertilità dovuta a un cancro all’utero, una che ha subito un duro mobbing sul lavoro. Spora ha mollato tutto: casa di Parigi, lavoro ben pagato e ha iniziato a vivere in un camper, battezzato Lucio, per poi reinventarsi imprenditrice di successo e poter gridare alle sue galline “mollate il divano, la vita è di chi spinge, prendetevi la vostra occasione. L’ho fatto io, potete farlo anche voi”.
E dal suo divano Giampiero Mughini che cosa ha detto su di lei?
Più o meno questo: – Non mi passa nemmeno per la mente di leggere qualcuno dei libri di Veronica Spora Benini. Me ne fotto delle classifiche dei libri e film più venduti. “Non ho nulla contro il successo, ma neppure contro l’insuccesso” diceva il grande Vanni Scheiwiller che si uccideva di lavoro per pubblicare libri che vendevano poche centinaia di copie. Auguro alle influencer ogni bene, ma per quanto mi riguarda sono influenzato da altro e mi va bene così. A proposito di libri, sto scrivendo un capitolo di un mio prossimo libro che credo interesserà una decina di lettori.
E dall’altro divano, quello di Veronica Spora Benini, non è tardata la risposta. Una buona risposta, un buon dritto lungolinea per usare un gergo tennistico. Ecco in sintesi: – Il problema non sono le influencer che finiscono in classifica, ma è l’odierna incapacità degli autori a promuoversi nel mondo digitale. Se, come suggerisce Mughini, il talento non viene riconosciuto a danno della nostra cultura, facciamolo riconoscere. Se Mughini si facesse seguire da me per la sua strategia di comunicazione, che è il mio lavoro, uniremmo nella scrittura il mio estro con il suo. La strategia per arrivare in classifica equivale alla misura dell’essere riusciti in un nobile scopo: toccare migliaia di persone alla ricerca di libri scritti con vero talento.
Come lavoro, Spora insegna alle donne a impiegare il marketing digitale e i social per potenziare i loro affari, contribuendo alla nascita di alcune star: “Non tutte dobbiamo essere imprenditrici. Tutte però dobbiamo rispetto a noi stesse”.
La ricerca di una dimensione superiore di Veronica Benini, alias Spora, mi ha impressionato. Mi è bastato il tempo della presentazione del suo libro per capirne la determinazione, la grinta. Bastava solo guardare le espressioni delle follower presenti in sala (oltre 88.000, ad oggi, su Instagram) che sembravano ascoltare una illuminata. Eppure, la geniale strategist è forse una insolita influencer. Sorride poco e non brilla in bellezza fisica o in eleganza dialettica, anzi non lesina parolacce nel suo gergo parlato e scritto. Ma STAY FIGA è uno dei suoi motti, nonché pay off di alcuni dei suoi prodotti più venduti on line. E dato che la vita professionale le è ripartita dalle scarpe, sua storica passione, c’è da credere che la risolutezza sia tale da difendersi da chiunque a suon di pedate, magari indossando uno dei suoi famosi tacco dodici.
Ora mi torna in mente il professor Galimberti, che citavo all’inizio e che così proseguiva nella mia breve intervista: – C’è un bisogno di esprimersi oggigiorno e non potendo più farlo vis-à-vis, perché ormai siamo nella realtà virtuale, allora ci si scrive. La scrittura può essere anche una ricerca di sé, sotto questo profilo non è male la scrittura. Se però viene assunta come “Io qui mi parlo” … “MI PARLO”. Se invece scrivo per parlare ad altri perché il libro mi venga pubblicato allora è chiaro che poi c’è la delusione.
Fatta eccezione per le autobiografie di personaggi di spicco protagonisti nei più disparati ambiti tradizionali, ero d’accordo al 100% sulla risposta che mi aveva dato il professor Galimberti: moltissimi scrivono meramente eventi biografici, lamentandosi poi del fatto di non trovare consensi per una successiva pubblicazione. Sì, questo prima di incrociare l’insostituibile furgone Lucio alla presentazione scaligera dell’ultimo libro di Veronica Benini, e prima di conoscere Spora, la sua biografia e il gran rumore che c’è attorno a un personaggio che nasce e proviene al 100% dal “virtuale”. Forse solo un’eccezione che conferma la regola, ma un’eccezione molto efficace. Davvero ha ragione Giampiero Mughini nel dire che la influencer Benini è un’autrice che ha tutto il suo rispetto, ma non il suo interesse nel leggerla e che è triste il futuro della scrittura in Italia, dove i veri talenti si disperdono e passano inosservati? Oppure la spunta Spora che brinda ai talenti e alle contaminazioni tra generazioni e competenze e che sostiene: – L’opinionista Mughini, criticando il mio scarso talento nello scrivere, dimostra invece di esserne attratto?
La Spora, che davvero germina in continuazione in nuovi organismi resistendo agli stress più micidiali, scrive: “Il mondo cambia e non ci sono scuse per non prenderselo a morsi: ricominciati”. Non un esempio di scrittura cristallina, vero, ma l’autrice è attualmente in cima alle classifiche dei libri più venduti. Non vince la disfida culturale con Mughini, ma non la perde neppure perché ha trovato la VIA.
Giù il cappello, specialmente gli uomini.
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