LUNGHE STORIE AZIENDALI VS CROLLO DEL SENSO DI APPARTENENZA

Oggi siamo di festa, siamo di simposio nel bellissimo Museo del Vino di Villa Canestrari. È la personale idea di serata legata alla nostra ricorrenza che abbiamo voluto ricordare a più riprese dalla fiera Sigep di Rimini di inizio gennaio. Senza un evento particolare in pompa magna, un evento fissato magari sulla data del 12 di settembre, il giorno esatto della fondazione dell’azienda da parte di mio nonno Giovanni Zanolli negli anni Cinquanta.

Qualche settimana fa ero al 190° anniversario del Molino Dalla Giovanna. Una invidiabile storia di famiglia come lo è anche quella di Villa Canestrari con i suoi 134 anni e i suoi vini dal 1888. E come una magnifica storia di famiglia è anche la nostra con i suoi 70 anni. 1952-2022: anche Zanolli Forni non scherza. Sicuramente un buon viatico per arrivare alla tripla cifra di Dalla Giovanna e Villa Canestrari anche se la strada è ancora lunga. Ma sono proprie queste, le imprese familiari a dare continuità e stabilità alla politica economica italiana pur in quest’epoca di drammatico contesto storico.

Eppure, nonostante le tante difficoltà, come per paradosso dal mercato del lavoro arrivano buoni segnali di dinamismo. Ma con questo dinamismo allo stesso tempo arriva un certo impatto sull’organizzazione del lavoro e sulla gestione delle risorse umane. Semplicemente perché se in azienda qualcuno si dimette, quand’anche fosse per inseguire delle facili promesse, il suo carico di lavoro va ridistribuito e spesso non è così semplice trovare sostituzioni con competenze già mature. È invece possibile che si inneschi un effetto a catena su chi resta o di smarrimento dei punti di riferimento.

Il perché di questa riflessione? Vari esperti analisti italiani sostengono che ci sia un crollo del senso di appartenenza all’azienda forte soprattutto nelle giovani generazioni, nei millenials (generazione Y tra 1981 e 1996) e nelle generazioni z (zoomers 1997-2012) e questo per i manager delle risorse umane potrebbe diventare un problema anche in aziende con grandi tradizioni come Zanolli Forni.

Insoddisfazione per gli incarichi, mancanza di interesse negli incarichi stessi, mancanza di obiettivi chiari e condivisi sono annotate tra le cause più ricorrenti. Bisogna essere consapevoli che classi di età diverse hanno esigenze diverse. L’approccio al lavoro è cambiato. Bisogna ascoltare punti di vista e bisogni differenti, superando la logica del “si è sempre fatto così”.

E allora quali sono le azioni di contrasto per trattenere le risorse? 

Il BENESSERE ORGANIZZATIVO! Percorsi di formazione, momenti di ascolto e condivisione dei problemi, maggiore attenzione alle relazioni interne, ai passaggi di ruolo, ai cambi di mansione. Da parte dei collaboratori le adeguate retribuzioni, sì, ma anche opportunità di crescita, di carriera e percorsi di formazione con flessibilità di orari e luoghi di lavoro laddove possibile. Ciò che stiamo cercando di mettere in piedi in questi ultimi tempi, interrotti dalla pandemia, è proprio questo. Perché il lavoro non è più solo legato alla necessità funzionale, ma deve generare benessere emotivo per inserirsi in un progetto di vita. Zanolli vuole diventare, per quanto possibile, ancora più umano centrica, considerando come priorità anche gli aspetti di benessere psicofisico oltre che la applicazione della Lean Production. Ma ci vuole la collaborazione di tutti: perché solo così chi continuerà dopo l’attuale dirigenza potrà ambire al centenario. Ne sarebbero felici i fondatori Giovanni Zanolli, Gianfranco Zanolli e Diego Robiglio Senior.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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