LA STRUTTURA DEL TESTO E IL VIAGGIO DELL’EROE

VITA DA SCRITTORE ALLA SCUOLA HOLDEN
docente Antonella Lattanzi

Sapevate che i grandi scrittori americani del ‘900 hanno studiato la struttura dei film neorealisti italiani? La consideravano perfetta, seppur tutto derivi comunque da Aristotele. Tuttavia, la struttura non deve essere considerata una gabbia che non permette di spaziare, ci suggerisce Italo Calvino, perché solo conoscendo le regole possiamo trovare il modo di superarle.

Un andamento ritmico e una struttura sono sempre recuperabili anche in quei libri dove sembrano totalmente mancare, come capita in Ulisse di James Joyce o in Gita al faro di Virginia Woolf.

Bisogna rispettare alcune regole perché il nostro testo non risulti ondivago. Seguiamo la freccia di una fondamentale e necessaria struttura basica non eccessivamente sbrigliata da una programmaticità e che ci mantenga dentro a un mondo che il nostro lettore possa capire.

Un paio di esempi.

L’ultimo uomo sulla terra sedeva da solo in una stanza. Si udì bussare alla porta (Fredric William Brown) è il più breve racconto horror del mondo. Anche qui abbiamo una struttura. Proviamo ad analizzarla e a rispondere alle inevitabili domande. Chi è quest’uomo? Chi bussa alla porta? Cosa succederà ora? In un piccolo testo troviamo il mondo ordinario dentro cui entrare per conoscere il personaggio rappresentato dalla frase: L’ultimo uomo sulla terra sedeva da solo in una stanza.  L’incidente scatenante che porterà all’inizio della storia arriva dall’altra frase: Si udì bussare alla porta. Il resto è quello che immaginiamo noi fino alla risoluzione della vicenda.

In vendita: scarpine da bambino, mai usate (attribuzione a Ernest Hemingway). Anche qui sono molte le domande che ci facciamo. Perché vendono queste scarpe? Per denaro o per dolore? È successo qualcosa al bambino? Nella prima parte c’è il mondo ordinario: In vendita: scarpine da bambino. Nella seconda parte: mai usate è contenuto l’incidente scatenante che porterà all’inizio della storia. Pure qui la nostra fantasia vola.

Questi concetti sono ripresi e ben descritti nel modello narrativo Il viaggio dell’eroe di Christopher Vogler (The Hero’s Journey). Lo sceneggiatore americano di Hollywood creò un saggio molto importante per i saperi di uno scrittore di racconti o romanzi.

Per Vogler ogni storia si divide sempre in tre atti.

Primo atto: un personaggio vive in un mondo ordinario. Il lettore comincia a conoscerne pregi e difetti, trovare punti di contatto, intraprendere la storia con lui. In seguito, succede un incidente scatenante che sconvolge il mondo ordinario e coincide solitamente con l’inizio del secondo atto e della storia quando c’è la chiamata all’azione del protagonista e l’inizio del suo viaggio. Il viaggio dell’eroe.

Secondo atto: il personaggio trova tutti gli ostacoli che si frappongono fra sé e il raggiungimento dell’obiettivo.

Terzo atto: si ricostituisce un nuovo ordine, una nuova normalità, un nuovo mondo ordinario definitivo o da cui poi si potrebbero ricavare le basi per un nuovo viaggio dell’eroe (come nelle varie stagioni delle fiction, dove in ogni ciclo si è compiuto un grande viaggio dell’eroe).

Il viaggio dell’eroe è molto comune nel cinema e nella tv, dove addirittura la sceneggiatura lo segue pedissequamente e dove ci sono amici e nemici che aiutano o ostacolano il raggiungimento degli obiettivi. Nella narrativa italiana di oggi non sempre il viaggio dell’eroe è così percepibile, se non nella narrativa fantastica e di avventura.

Analisi del testo: Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien.

PRIMO ATTO

Frodo Baggins vive nel mondo ordinario degli Hobbit. A un certo punto c’è un richiamo all’avventura. Con la consegna dell’anello e il richiamo all’avventura si stabilisce la sfida per l’eroe ossia la motivazione per compiere il viaggio. Questo spinge il racconto in avanti, verso un obiettivo, verso una sfida. Il protagonista deve avere un obiettivo e il lettore deve condividerlo. Come si attiva la sfida per l’eroe? Con l’incidente scatenante. Bilbo Baggins se ne va dalla Contea e lascia l’anello a Frodo. Il mondo ordinario finisce dopo il primo rifiuto alla chiamata e il successivo incontro con il mentore Gandalf. L’eroe accetta la sfida (chiamata all’azione del protagonista – inizio del viaggio dell’eroe) e si mette in viaggio per scagliare l’anello nella voragine del Monte Fato e per distruggerlo nel fuoco.

SECONDO ATTO

Si conosceranno amici, nemici, alleati come li definisce Vogel. Amici Hobbit, alleati della Compagnia dell’Anello, nemici come Saruman.  Il secondo atto è sempre la parte più grande del romanzo con una serie di prove e ostacoli che si frappongono tra il protagonista e l’obiettivo. Fino alla prova centrale, la più importante: Frodo riesce a distruggere l’anello. Segue la ricompensa e poi la resurrezione.

TERZO ATTO

E poi c’è la via del ritorno, che nel terzo atto può essere anche solo psicologica o simbolica. Nel caso di Frodo è proprio un ritorno a casa con una nuova forza per ricostruire definitivamente un mondo, il nuovo mondo ordinario, o per ripartire in futuro con altre avventure.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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