LA SQUADRA DEL CUORE E LE INFILTRAZIONI MAFIOSE NELLE CURVE

Beppe Severgnini è recentemente intervenuto al Festival della Bellezza sul tema «La squadra del cuore: icona o illusione infantile?» in una gustosa serata sull’appartenenza a una comunità immaginata, allo stretto legame per un simbolo e alla talvolta indecifrabile psicologia della passione.

Alla Basilica Palladiana di Vicenza la conferenza ha proposto un “racconto calcistico” ancora inedito con delle riflessioni davvero coinvolgenti, in una città in cui la recente storia del calcio è legata a due veri miti popolari: Paolo Rossi e Roberto Baggio.

Il noto giornalista e scrittore ha parlato, ha letto, ha scherzato con la sua proverbiale ironia anche e moltissimo della sua Inter, cui è legato in maniera viscerale fin da bambino e che lo vede ancora oggi, nei rari momenti di insonnia, rievocare ed elencare nel dormiveglia i migliori esterni della squadra, perlomeno da quando lui ne abbia conservato i ricordi, per poi potersi addormentare serenamente.

“Purtroppo succede che il calcio italiano sia vittima, non senza colpe gravi e complici, di infiltrazioni mafiose” cita Beppe Severgnini, riferendosi alle recenti vicende che hanno coinvolto le curve di Inter e Milan.

Estorsioni, minacce, aggressioni e omicidi sembrano in effetti gli ingredienti di un comune film violento e invece le curve di Inter e Milan sono proprio finite nel mirino della Procura di Milano. Gli ultras, nel corso degli anni, si sono mischiati con la criminalità organizzata, anche se gli interessi della ‘Ndrangheta, a livello di curve del tifo, non sembra una realtà diffusa altrove se non a Torino, dove ci sono già prove inconfutabili di ingerenze dei clan sulla Curva Sud della Juventus

In altre parole, le tre squadre più seguite e tifate del Paese, parlando di metropoli dove girano più soldi, rappresentano prede succulente per le cosche mafiose.

Quale sia la genesi di questi interessi appare esplicito. Per non far mai mancare il supporto dei propri tifosi, alcuni presidenti, di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta, hanno comprato la pace sociale facendo danni. Diverse società di serie A hanno iniziato a regalare biglietti alle tifoserie organizzate e alcuni soggetti a far soldi rivendendo questi biglietti.

Lo Stato e le società di calcio hanno così giocato un ruolo negativo e determinante, tornando alle mafie e al loro ingresso nelle curve in seguito anche con droga e traffici illeciti, creando perdipiù un sistema omertoso, ostile nella stragrande sana maggioranza dei supporter propensi al solo tifo e invece infastiditi dalla soffocante, ingombrante, seppur indispensabile presenza della forza pubblica.

Per concludere il pensiero, condividendo il parere di parte della tifoseria, “I DASPO, divieti generalizzati ad accedere alle manifestazioni sportive, vengono dati sia a ragazzi sempliciotti che si fanno beccare con un fumogeno o altre stupidate, sia ai facinorosi protagonisti di scontri e incidenti, ma non sembrano misure utili contro le cosche”.

Alla domanda di Beppe Severgnini se anche nella curva della mia squadra del cuore, la spesso additata come estremamente violenta Hellas Verona, ci siano degli interessi loschi, non ho saputo rispondere che con un imbarazzato – Al di là di qualche pugno non credo si vada, il tifo violento è da noi quasi sparito. – Sono comunque lontani i tempi in cui frequentavo le temibili Brigate Gialloblù, scioltesi nel 1991 dopo centinaia e centinaia di diffide, e ho quindi immediatamente pensato di aggiornarmi il prima possibile sulla spinosa questione, intervistando i miei inossidabili ex compagni di trapassate avventure giovanili ancor oggi fedeli frequentatori dei templi calcistici.

In effetti, io non vado allo stadio da decenni, perché in guerra con il calcio milionario che non riconosco più come lo sport romantico di un tempo, e non frequento più il tifo organizzato dell’Hellas, scandalizzato dalle procurate devastazioni di Brescia in una folle domenica di metà anni ’80. Tuttavia, sono arrivato a un paio di considerazioni finali.

Nelle varie realtà del calcio cittadino, politicamente c’è di tutto. L’Hellas Verona è, per esempio, notoriamente di destra estrema. Ma la politica non conta più in quanto attenzione sociale rivolta verso un partito o un governo, ma quanto verso la propria città come il vero interesse

La Polis greca, per intenderci, abitata da una comunità di individui e famiglie tenute assieme da molteplici legami. La curva è infatti uno spazio interclassista e in un certo senso meritocratico. Chi arriva a essere capo o quantomeno acquisisce una sorta di “autorevolezza” è perché ha dimostrato attaccamento alla squadra. Chi va alle riunioni, partecipa alle trasferte e ai ritiri, prepara coreografie, investe tempo e soldi, dedica tutto se stesso alla passione per la propria squadra, fa del tifo e della cultura associandovi la propria vita. 

Certamente ci sono ancora alcuni cori, striscioni, comportamenti eccessivi nonché censurabili anche a Verona, ma spesso con toni più pittoreschi e canzonatori che violenti o razzisti presenti in quel tempo trascorso che ricordo bene.

– Giulietta è una zoccola – riportò uno striscione dei tifosi napoletani, ancora oggi orgogliosamente convinti di aver arrecato offesa nei disincantati e pragmatici tifosi nostrani, irridendo la creazione shakespeariana.

– Siete tutti figli di Giulietta – fu lo striscione di risposta gialloblù. 

E tu di che curva sei? 

Seguimi su….

Prev post: KITCHEN RUNNext post: GIANCARLO PERBELLINI E KITCHEN RUN

Related posts

Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

Ultimi articoli