Simone Zanoni chef stellato a Parigi

All’interno del Four Seasons Hotel George V di Parigi c’è un raffinato ristorante una stella Michelin. A condurlo è l’italiano Simone Zanoni, lo chef che sta facendo innamorare i parigini della cultura gastronomica italiana. Durante la visita alle cucine, l’estroso stellato mi presenta con orgoglio la sua brigata.
– Il ristorante italiano che conduco – racconta – insieme al tre stelle Le Cinq e all’altro stellato l’Orangerie hanno fatto ottenere all’Hotel Four Season ben cinque stelle Michelin nei suoi tre ristoranti… Ora mi devi scusare un momento, Cristiano, devo rispondere al telefono.
All’interno dell’hotel e del ristorante il lusso è avvolgente. Non mi crea problemi attendere che Simone Zanoni torni alla mia intervista, così comodamente seduto nello sfarzoso giardino interno con il mio flute di Champagne in mano. Mi guardo intorno e, perché no, mi sento un privilegiato della bellezza.
– Dalla scelta degli ingredienti, alle posate, ai bicchieri intendiamo valorizzare l’esperienza culinaria di chi si affida a noi. Vogliamo offrire una cucina italiana d’eccellenza, non solo quella legata al mio territorio di origine: il Lago di Garda. – riprende lo chef, ma ora lo chiamano in cucina.
La meravigliosa storia di Simone Zanoni nasce proprio dalla decisione di lasciare la sua Salò per cercare fortuna a Londra, dove lavora addirittura per il cuoco più televisivo al mondo: il britannico Gordon Ramsay. Dopo un breve ritorno in Italia al Ristorante top il Canneto sull’Oglio, ancora Londra e poi l’approdo a Parigi con varie esperienze precedenti l’attuale incarico all’Hotel George V.
Al suo ritorno, riesco finalmente a terminare la mia breve intervista con lo chef stellato.
Gli chiedo quali sono le maggiori differenze culturali che ha incontrato lungo il suo percorso internazionale lavorativo.
– Le differenze culturali e caratteriali sono ovvie, – dice – soprattutto tra il mondo anglosassone e quello latino. Io sento una maggiore affinità con il secondo, molto più passionale. Il mondo latino è forse meno preciso, ma vive le cose in modo diverso. Prima di Parigi, ho vissuto anche a Londra e a New York. Vi sono certamente delle profonde differenze, ma l’insegnamento principale è che ognuno può esprimersi in qualsiasi Paese. La sfida è armonizzarsi nel contesto, è comprendere la cultura in cui si vive e andare nella stessa direzione. Questo anche nel modo di fare business. Perciò non ho faticato ad adattarmi agli ingredienti locali, abbracciando l’offerta che avevo a disposizione.
Ho avuto modo di conoscere la sua famiglia, i suoi splendidi figli. Non so dove e come abbia trovato il tempo, ma so che ha scritto anche un libro di cucina molto apprezzato in Francia. Gli chiedo di parlarmene, di raccontarmi la sua esperienza di scrittore, quali sono state le sue motivazioni e il suo rapporto con la scrittura.
– Volevo scrivere un libro che non parlasse solo di ricette, ma che raccontasse anche la mia storia, per condividere la mia filosofia, la cosa che mi interessa di più. Innestare nella cultura italiana da cui provengo la mia filosofia, che è quella del condividere, del restare umili e coi piedi per terra, apprezzare i momenti che viviamo e quello che il mondo ci dà, senza voler continuare a cercare l’impossibile. Vivere il momento, poter esprimersi e poter apprezzare quello che la vita ci sta offrendo senza voler continuare a cercare il santo Graal. Per questo ho voluto parlare della mia famiglia, da dove vengo, di mia nonna, delle mie radici. Il libro è stato scritto da una persona che ha riportato esattamente quello che io volevo scrivere. Questa persona mi ha aiutato soprattutto per rendere al meglio ciò che volevo esprimere nella lingua francese. Così il modo di scrivere francese è stato valorizzato.
Perché la scelta di scrivere in francese e non in italiano e di rivolgersi all’audience francese, gli chiedo.
– Ho scelto di scrivere in francese perché io mi sento francese. Ho abbracciato questa cultura. Non mi sento un italiano in Francia. Io aderisco a questa cultura e sono molto riconoscente per le possibilità che ho avuto di svilupparmi in un Paese che non è il mio. È un Paese, culturalmente parlando, molto valido. Non parlerei mai male della Francia, a differenza di certi italiani che vengono in Francia e se ne lamentano. È un Paese che ci ospita, ci permette di lavorare, di sviluppare un business. Il mio mercato oggi è francese, quindi scrivere in francese era la cosa più logica. È una società che apprezza e gradisce molto la cucina italiana.

Come si dice in Francia: chapeau a monsieur Zanoni. Levarsi il cappello davanti a tanta determinazione, coraggio e sana ambizione.

 

Photo credit: https://www.facebook.com/chefsimonezanoni/

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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