“La credibilità è tutto” (Danilo Fumiento)
Danilo Fumiento è giornalista RAI da oltre trent’anni. Nel corso della sua carriera ha intervistato migliaia di persone. Cittadini di ogni genere, importanti esponenti della politica, personaggi dello spettacolo e dello sport. Ha iniziato la sua professione nel 1990 con la trasmissione televisiva Mixer, condotta da Giovanni Minoli. Poi si è occupato di cronaca nera e quindi di cronaca rosa alla “Vita in Diretta”. Conduttore televisivo su RAI1 e al TGR, da qualche anno è inviato speciale per la trasmissione “Mi manda Rai 3” del coraggioso Salvo Sottile.
cz Danilo Fumiento, stiamo vivendo momenti difficili a livello mondiale. Cosa vuol dire in questi giorni essere reporter di una importante emittente radiotelevisiva come la RAI?
DF Vuole dire avere la possibilità di fare servizio pubblico e poter raccontare ciò che sta avvenendo, riportando comunicati ufficiali. Significa affidarsi molto alle Istituzioni, garantire l’uso di fonti sicure e istituzionali.
cz Nell’epoca di Internet, dei social network, delle notizie trasmesse quasi in tempo reale, che senso ha ancora il lavoro di colui che si reca sul posto ad approfondire e vedere di persona quel che accade o è appena accaduto?
DF Poter raccontare e guardare coi propri occhi la realtà sono un vero privilegio e doverlo fare in questo momento è ancora più importante. Raccontare, fotografando coi propri occhi una realtà in continua evoluzione. Lo scatto fotografico che muta, che si trasforma a seconda dei giorni.
cz Danilo, hai paura a lavorare in questo periodo?
DF Chi non ne ha? La paura aiuta a difenderci. Ogni giorno si rischia. Sono in giro con la troupe e intervisto persone. Mascherina, guanti, distanze di sicurezza e tanto amore per la mia professione.
cz Spesso si dice che l’inviato debba essere imparziale. Ma è davvero così quando si vivono le cose da vicino e in prima persona?
DF È assolutamente così. L’imparzialità, almeno per quanto mi riguarda, è la regola fondamentale. Bisogna raccontare, rimanendo super partes. Il cronista è colui che racconta senza prendere posizione, che racconta in maniera imparziale. Mai lasciarsi prendere dalle emozioni, anche se è difficile non dare il proprio punto di vista in questi giorni.
cz Nel mondo ci sono numerose guerre ancora in corso, sfollati ed emarginati che bussano alle porte dell’Occidente, il pianeta soffocato dall’inquinamento. Tuttavia, i media sembrano concentrarsi quasi esclusivamente sull’attuale Covid-19 con gli strascichi di morte e rovina economica che sta arrecando, distogliendo l’attenzione pubblica da quasi tutto il resto. Se non siamo alle fine del Mondo, sicuramente è la fine di un’epoca. Tu conservi ancora ottimismo per il futuro dell’umanità?
DF Io sì! Forse l’ottimismo è una cosa che non bisogna perdere mai, anche davanti a una esperienza drammatica personale o mondiale come per questa pandemia che coinvolge tutti. Mi auguro possa essere l’insegnamento per tutti noi a guardare davvero ai valori fondamentali. I principi fondanti sono spesso legati alle cose semplici. In questi difficili giorni di Coronavirus sentiamo ripetere il ritornello “Tutto ciò che è strettamente necessario”. Bene: teniamolo sempre presente per il futuro.
cz Danilo, c’è un episodio preciso che ti ha portato a intraprendere il mestiere di giornalista? Professione che ha prevalso sulla tua naturale passione per la musica e sull’attività di DJ?
DF Non c’è un episodio in particolare, almeno che io ricordi. Durante la mia carriera ho sicuramente avuto la fortuna di conoscere tanti giornalisti di grande spessore. Colleghi che mi hanno convinto ad amare sempre di più questo lavoro. Voglio aggiungere che anche la curiosità è sempre stata una molla per me, la molla che mi ha spinto ad andare avanti con desiderio di imparare, di conoscere. Giovanni Minoli, tra tutti, è stato il mio primo maestro. Il giornalista che mi ha insegnato a fare questo mestiere.
cz E infatti ricordo che hai iniziato con Mixer e il grande Minoli. Poi ti sei occupato di cronaca nera e quindi di cronaca rosa alla “Vita in Diretta”. Sei stato conduttore televisivo su RAI1, conduttore al TGR e ora fai l’inviato per “Mi manda Rai 3”. Hai intervistato molti volti famosi dello spettacolo. Scegli anche tu le storie da raccontare o le interviste da fare e con quale criterio?
DF A volte le scelgo io, a volte mi vengono suggerite dagli autori. Ma guarda che il criterio rimane lo stesso e sai qual è? È la voglia di raccontarle quelle storie. Sì, la voglia di raccontare. È un mondo meraviglioso, ho la fortuna di poter conoscere più fatti, scoprire più vite ed esperienze. Questo desiderio di raccontare penso sia la cosa fondamentale per me, perché mi piace e mi appassiona.
cz Ti sentiresti di dare dei consigli a chi si reca per la prima volta a lavorare come inviato? Come fare per prepararsi al meglio a livello psicofisico, professionale, culturale?
DF Consigli? Sinceramente non mi sento di darne. Sai, ho sempre pensato di pormi in maniera umile verso il prossimo. L’unico consiglio che mi sento di suggerire è quello che a suo tempo espresse a me Enzo Biagi: “Danilo, cerca sempre di essere credibile”. E questo consiglio, di un grande giornalista, l’ho sempre fatto mio.
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