Intervista a Marco Varvello

Ho incontrato Marco Varvello: scrittore, giornalista e responsabile dell’ufficio di corrispondenza RAI per il Regno Unito. 

Il suo ultimo libro è Londra Anni Venti (Bompiani) con cui l’autore ha recentemente vinto il Festival internazionale Scrivere per Amore.

Due solitudini in apparenza distanti e inconciliabili. Lei giornalista in carriera, lui camionista deluso e scontroso. Sembra una storia d’amore improbabile. Ma anche immaginare una Londra deserta, ridotta al silenzio, sembrava impossibile. Nel limbo della pandemia si incrociano le storie di Allegra e George. È una notte d’inverno quando lui, autista di TIR, si ritrova minacciato con una pistola nel porto di Belfast, dove aspetta di tornare a Londra. È così coinvolto nel riaccendersi delle tensioni in Ulster. Un destino che si ripete per George, figlio di nordirlandesi emigrati, orgoglioso difensore dei valori British. Niente di più diverso da Allegra, giornalista arrembante del Sunday Times. Le scuole giuste, le amicizie giuste. Si fa notare per le sue inchieste che simpatizzano per la gente di provincia, quella che ha creduto e votato per Brexit. Il loro incontro sfocia in una relazione che si nutre di segretezza nei mesi chiusi dei lockdown. Ma la realtà preme e impone scelte. La storia di due persone che devono fare i conti con il cambiamento radicale del loro Paese, che lo vogliano o no. Diventano così metafora di un’intera epoca: i turbolenti anni venti del nuovo millennio.

Estratto da: Londra Anni Venti di Marco Varvello (edizioni Bompiani 2022)

CZ: Sono qui con Marco Varvello, vincitore del festival “Scrivere per Amore”. Volevo chiedere del suo libro “Londra anni Venti”. Perché scrivere questo libro in questo momento della sua carriera, lei che è un giornalista con una lunga esperienza?

MV: Perché questo inizio di anni venti, perché parliamo anni venti di adesso, non di quelli di qualche anno fa, è assolutamente straordinario, ed è straordinario un po’ in generale, perché tutti abbiamo subito l’ondata Covid, adesso c’è la guerra in Ucraina, ma oltremanica è ancora stato più eccezionale, perché c’è stato proprio il terremoto della Brexit, che è un passaggio storico. Quindi, mettendo tutto insieme mi sono detto che volevo andare al di là del racconto giornalistico e dare un racconto, una fotografia di quello che sta succedendo un po’ più approfondita e l’unico strumento è quello narrativo.

CZ: Pensando alla sua carriera universitaria, lei è filosofo come estrazione, quindi ha avuto – ormai di lunga data – una componente importante anche in questo suo libro, in questa sua diciamo preparazione filosofica?

MV: No, preparazione filosofica non credo. Ho messo tutta una esperienza decennale giornalistica e soprattutto di vita londinese per cui ci sono delle pagine, una l’hanno letta stasera durante la premiazione, che sono proprio quasi una lettera d’amore a
Londra perché è una città meravigliosa, e rimane meravigliosa nonostante i disastri che ho citato, per cui c’è molto della mia vita oltremanica che ormai è di lunga data.

CZ: Comunque complimenti vivissimi perché cimentarsi, un giornalista, in un festival, come diceva lei prima, con una grande rappresentanza della narrativa è molto coraggioso, è molto bello.

MV: Ma ripeto, quello che mi ha spinto è stata la necessità di incominciare a raccontare quello che sta cambiando, in particolare in Inghilterra, dove vivo ormai da anni. Poi si vede che la sfida era giusta e la passione nel raccontarla è stata riconosciuta, mi ha fatto molto
piacere.

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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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