IL LINGUAGGIO DI GENERE: IL MASCHILE NON MARCATO

Riporto una raccomandazione del celebre linguista Luca Serianni, scomparso nel luglio dello scorso anno, che già nel 1989 scriveva: “Come abbiamo già detto il nome può essere maschile o femminile. È necessario però distinguere tra genere reale, cioè effettivamente motivato in quanto corrispondente al sesso (maestro-maestra; re-regina; toro-vacca) e genere grammaticale, dovuto a una pura convenzione e privo di corrispondenza nel mondo extralinguistico; solo l’uso e la tradizione linguistica, e non una loro ipotetica “mascolinità” /” femminilità”, stabiliscono che siano maschili pensiero, apice, vestito, orologio e femminili sedie, favola, rete ecc.”.

Premesso questo, con il termine maschile non marcato ci si riferisce all’uso di termini di genere e significato maschile (fratelli, uomini) e all’uso del solo genere grammaticale maschile (cari collaboratori, bravi atleti) in riferimento a uomini e donne. Non lo si definisce un uso “neutro” del genere grammaticale maschile, dato che nella grammatica italiana questo genere non esiste, bensì di un ampliamento delle funzioni del genere maschile usato in forma più inclusiva e quindi riferita anche a quello femminile. 

Quindi un termine di genere grammaticale maschile rimanda sempre a un riferimento maschile potendo includerne uno femminile, mentre il contesto ne dovrebbe chiarire l’interpretazione. 

Tuttavia, l’ambiguità è sempre presente: “Dopo le ultime Olimpiadi, tra i 100 atleti inseriti nella lista, la rivista ha deciso di premiarne uno” … soltanto atleti uomini o atleti uomini e atlete donne?

Alcuni esempi di come evitare l’uso del maschile non marcato e preferire invece una forma più inclusiva:

  • Uomo e donna / donna e uomo (alternanza tra le due forme nelle coppie oppositive uomo/donna)
  • Fratelli e sorelle, gli italiani e le italiane, le lettrici e i lettori (quando è possibile, forma maschile e femminile o femminile e maschile, parlando di popoli o categorie)
  • Paternità o meglio Maternità? Nella lingua italiana esistono termini che riferendosi a donne e uomini ci permettono di scegliere in piena libertà
  • “Diritti dell’uomo” o meglio “Diritti della persona”? “Salari dei lavoratori” o meglio “Salari dei lavoratori e delle lavoratrici”? “Gentili collaboratori o meglio Gentili collaboratori e collaboratrici”? L’uso in senso universale di alcune parole ci facciano riflettere sul loro impiego
  • Benedetta, Francesca, Valentina, Giacomo, Giuseppe e Letizia sono arrivate stamattina. Quando i nomi sono in prevalenza femminili, accordare il participio passato con il genere prevalente o con l’ultimo sostantivo impiegato.
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Sono imprenditore nel settore metalmeccanico per la ristorazione professionale e da oltre trent’anni seguo l’omonima azienda di famiglia, riferimento industriale del Made in Italy dal 1952. Leggi tutto

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