Siamo davvero sicuri che tutti i liberi pensatori del nostro tempo ci possano migliorare con le loro dissertazioni? Che i vari tuttologi, opinionisti, critici, filosofi, musicisti possano realmente avvicinarci alle sfere celesti, chiarendoci dubbi che nemmeno i più preparati gesuiti sono riusciti a dissipare ai propri fedeli e forse a se stessi in centinaia di migliaia di anni? Lo scorso giugno, al Festival della Bellezza di Verona, Gesù Cristo è stato tirato in ballo più volte, senza possibilità di replica o dibattito con altri poiché fatto in seno a un monologo o a un concerto su un palcoscenico teatrale. Gesù non ha certo bisogno di difensori, tantomeno zoppicanti come il sottoscritto. Tuttavia ho forti perplessità su un punto di “svista”, riflettendo su quanto ho ascoltato da Umberto Galimberti, Massimo Recalcati e Vinicio Capossela, tutti personaggi che girano attorno al grande, potente e variegato mondo della comunicazione.
Il filosofo Umberto Galimberti non ha bisogno di presentazioni. Si può anche prendere gioco della platea del Teatro Romano, insultandola con eleganza per la presunta ignoranza che percepisce all’olfatto standosene in piedi per tutta la lunga dissertazione. Gli equivoci dell’anima sono una riflessione filosofica sulla genesi e l’eclissi dell’anima. Il dualismo anima e corpo fu proposto per la prima volta da Platone: la parola che lui utilizzò, “psyche”, significa respiro vitale, nel senso di mente come di anima. Galimberti sottolinea che il termine è stato introdotto nella tradizione giudaico-cristiana solo successivamente da Agostino. Anima che resiste alla forza dissolvente delle passioni umane, anima come unica depositaria contro l’inganno dei sensi, sosteneva Platone. Agostino si appropria del concetto del discepolo di Socrate e introduce l’idea di salvezza abbinata all’anima. L’anima si spinge fino ai confini di una speranza ultraterrena. Per il greco antico il finito è perfetto perché compiuto (gente seria i greci antichi, ci confessa il professore) e ogni cosa raggiunge con la morte il suo fine e la fine. Ma la concezione agostiniana del tempo non è più ciclica, è escatologica, ossia riguarda i destini finali dell’uomo e dell’universo. Al concetto di tempo greco, visto come tempo della natura, Agostino sostituisce il concetto di tempo della salvezza cioè il tempo dell’uomo e della promessa di Dio che si concretizza alla fine del tempo, all’ultimo giorno, adempiendosi ciò che all’inizio era stato promesso. Il tempo diventa la costruzione di un evento salvifico. “Ma voi le sapete queste cose? Vi interessano? Riuscite a capirmi? Sono anni che predico questi concetti, ma vedo che non vengo ascoltato, sono stufo di parlare al vento e qui al Festival della Bellezza non ci volevo venire, poi gli amici organizzatori mi hanno convinto”, ci dice Umberto Galimberti tra il serio e il faceto. Poi aggiunge: “Quando pregate con il Credo, voi cristiani, lo sapete almeno che esprimete la vostra convinzione nella risurrezione dei corpi e non dell’anima? Questo dell’anima è un concetto che Agostino ha ripreso e introdotto nella dottrina cristiana solo quattrocento anni dopo Cristo, creando la grande beffa per il Cristianesimo che crede ancora nel ricongiungimento di anima e corpo dopo la morte. Ma la religione cristiana non ha nessun rapporto con l’anima. La religione cristiana è una religione del corpo, dell’incarnazione. La trascendenza viene accantonata, a differenza dell’islamismo o dell’ebraismo, le altre due grandi religioni monoteiste. Perciò nelle chiese troviamo l’iconografia dei corpi, mentre nelle moschee e sinagoghe troviamo scritte bibliche o coraniche senza immagini. “Ci siamo? Qualcuno di voi mi ha capito?”
Massimo Recalcati. E di chi stiamo parlando, chi non conosce l’affascinante psicanalista, saggista e accademico italiano? Massimo Recalcati ha uno stile totalmente diverso da Umberto Galimberti. Il professore si siede e pone il suo corpo al nostro livello. Ci penetra con il suo sguardo, ci fa sentire a nostro agio, riducendo le distanze date dal palco del Teatro Romano e dalle luci di scena che lo illuminano d’immenso. Un altro maestro dell’oratoria, un altro stile, una conferenza altrettanto interessante su un tema altrettanto delicato. Massimo Recalcati ci tiene a chiarire subito la sua posizione sul titolo della conferenza: “Gesù, l’extramorale”. Un titolo che non vuole offendere nessuno, tanto meno l’autore si augura venga bollato come intervento eretico “Non me ne importerebbe comunque nulla, non è questo il fine e nemmeno il timore”. Una riflessione sulla figura di Gesù vista da un’ottica diversa da quella tradizionale che vede la religione, afferma Recalcati, come mezzo per sfuggire alla drammaticità della vita. Il focus viene spostato dalla credenza religiosa a un nuovo modo di concepire la potenza della parola di Gesù, il cui ritratto è diverso, non convenzionale, quantomeno insolito. La sua parola è vista non più come consolatoria, afferma il professore, ma dirompente e tesa a spezzare i vincoli oppressivi e soddisfare il desiderio, la sua potenza generativa. “Dove è il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore”. Extra morale: ossia più che morale, eccezionalmente morale. Posizione sovversiva quella di Recalcati, che sciorina a memoria una serie impressionante di parabole e di episodi della vita di Cristo per sostenerla, attingendo anche ai vangeli apocrifi dove, asserisce, la figura di Cristo è disegnata come gaudente, frequentatore di prostitute e beone. “Datemi da mangiare, datemi da bere. Ora voglio soddisfare questo desiderio, fortemente”. Così Recalcati legge Gesù: con una chiave diversa dalla consueta e legittimata, in cui invece nella sete corporale di Gesù c’è il richiamo nascosto di far scoprire alla samaritana la sete spirituale. La sete di Dio che prese le sembianze dell’assetato vuole rivelarsi fonte d’acqua viva che zampilla per la vita eterna. Interessante il passaggio finale dove il conferenziere parla del tradimento di Giuda e di quello di Pietro prima che il gallo canti tre volte e che passa inosservato ma che pure è altrettanto grave. Eppure Giuda e Pietro amavano Gesù e quindi perché lo tradiscono? Perché, continua Recalcati, Gesù ha ancor prima tradito le loro aspettative di discepoli. Hanno vissuto comportamenti di Gesù che li hanno delusi, inducendoli a quegli errori che sappiamo portare il primo al suicidio per il rimorso, dopo aver rigettato i trenta denari avuti per vendere il Maestro, e a un forte pianto autocommiserante il secondo, dopo averlo rinnegato pubblicamente tre volte. Pietro, il discepolo prediletto che pure si è comportato così miseramente, rimane deluso dalle paure umane del suo Maestro nell’orto degli olivi. Nel Getsemani, il piccolo oliveto poco fuori la città vecchia di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, Gesù Cristo si ritira dopo L’Ultima Cena prima di essere tradito dal già frustrato Giuda, prosegue Recalcati, e mostra il fianco alla paura di morire, di lasciare la vita che ama con tutte le sue bellezze, le sue attrazioni e vorrebbe allontanare da sé il calice amaro della morte. E come può il figlio di Dio avere queste paure? Come può l’invincibile Gesù, autore di tanti miracoli e atti salvifici non salvare se stesso? La rottura dei vincoli oppressivi, la tristezza della separazione, l’accesso alla potenza scaturente dal desiderio, il tremore della chiamata, il timore del compimento. Recalcati ci racconta, ci tenta, ci indirizza verso questa particolare ottica psicoanalitica, verso il fascino indiscreto della sovversione di un ordine costituito. Un ordine costituito nel quale Giuda doveva pur tradire per compiere le sacre scritture. Un ordine costituito in cui Gesù doveva pur mostrare la sua immensa grandezza di Dio fatto uomo condividendone le paure, i limiti, la gioia per la vita e per le sue bellezze. Doveva pur riattaccare l’orecchio alla guardia del Sinedrio perché Gesù è alfiere indomito dell’amore per il prossimo, doveva pur accettare la croce per espiare le colpe dell’uomo.
Vinicio Capossela, nel suo concerto al Festival della Bellezza, ci canta una canzone toccante su Gesù. Il testo di Il povero Cristo è straordinariamente bello, vibrante, stimolante:
Il povero Cristo
È sceso dalla croce
Per prima cosa ha appreso
La condizione atroce
Amar la vita e vivere
Ed essere felice
Amar la vita e vivere
Sapendo di morire
Ma invece di un fratello
Vedere nel suo simile il primo da affogare
Se appena è un po’ più debole
Il povero Cristo
Ha visto com’è l’uomo
Che il povero Cristo
Mangia verze e patate
E intanto chi gli è sopra
Si gode oro e alloro
E ammucchia per sé solo
Ricchezze smisurate
Ma appena gliele ha tolte
Non divide in uguaglianza
Ma del padrone apprende
Il pensiero e l’arroganza
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
Il povero Cristo
È sceso dalla croce
Si è messo sulla strada
E va ascoltando voci
C’è chi lo tira a destra
Chi lo spoglia a sinistra
Tutti lo voglion primo
Nella loro lista
Ma piuttosto che da vivo
A dare il buon ufficio
È meglio averlo zitto
E morto in sacrificio
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
Il povero Cristo
È sceso dalla croce
E Cristo come era
Ha incontrato l’uomo
Aveva un paio di baffi
E un coltello da affilare
Lo sguardo torvo non
Smetteva di sfidare
E gli ha detto “Cristo, spostati e lasciami passare
Non voglio sentir prediche, ho già molto da fare”
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
Il povero Cristo
È sceso dalla croce
E ha visto che per l’uomo
Non può esserci unità
Non una cosa sola
Cattiva oppure buona
Ma a pezzi frantumati
Com’è stato creato
Dovrà sempre mentire a chi gli sta vicino
Perché c’ha dentro il cuore più stanze di un casino
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
E intanto nel mondo una guerra è signora della Terra
Il povero Cristo
È tornato sulla croce
Con il dono che
A tutti qui ha portato
La buona novella dove per scritto e messo
Ama il prossimo tuo come fosse te stesso
Ma troppo era difficile forse anche oltre l’umano
Così si è ritirato, all’uomo ha rinunciato
Una veste di silenzio si è cucito addosso
Il povero Cristo tace, grida all’uomo a più non posso
Attualizzata ai tempi nostri, pur nella sua riconosciuta grandezza, la figura di Cristo esce sconfitta da questo testo. Sconfitta per mano dell’uomo che non vuole proprio amare il prossimo come se stesso e come gli ha insegnato con “La buona novella dove per scritto e messo Ama il prossimo tuo come te stesso”. Alla fine del testo della canzone “Il povero Cristo è tornato sulla croce… Così si è ritirato, all’uomo ha rinunciato… Il povero Cristo tace, grida all’uomo a più non posso”.
Alla fine del suo intervento, una signora del pubblico pone una domanda a Recalcati: “Lei ci ha parlato dell’interessante concetto del tradimento di Pietro. Perché non ci parla anche del rapporto di fede che ha Pietro con Gesù?” Di fede infatti non aveva parlato.
Galimberti, Recalcati, Capossela e il sottile file rouge che lega i loro tre interventi raccontati o musicati: l’assenza o la traballante concezione della parola Fede. La Fede dell’uomo: base imprescindibile su cui fondare la scelta dell’Io religioso per qualsiasi confessione cui si appartenga.
Comments
Ezio
Tre posizioni, non contrastanti ma poste da tre diverse angolazioni. Ben descritte ed ognuna a scomodo condivisibile. Ma se devo scegliere, e voglio farlo, preferisco […] Read MoreTre posizioni, non contrastanti ma poste da tre diverse angolazioni. Ben descritte ed ognuna a scomodo condivisibile. Ma se devo scegliere, e voglio farlo, preferisco il grande Vinico Caposseta: mi pare che si metta un po' di lato e non tenda a dar giudizi Ottima comunque la sintesi, peccato non esserci stato! Read Less
Cristiano Zanolli
to Ezio
Grazie, Ezio, per l'espressione elegante di un nuovo punto di vista su un tema così complesso. Il testo della canzone di Vinicio Capossela entra dentro e […] Read MoreGrazie, Ezio, per l'espressione elegante di un nuovo punto di vista su un tema così complesso. Il testo della canzone di Vinicio Capossela entra dentro e non esce più. Read Less
Paolo Biscuola
Carissimo Cristiano, hai spalancato una finestra sul dirupo! Il confronto fra tre metriche, fra tre dimensioni e fra tre visioni sconcerta, ancor più chi a quelle […] Read MoreCarissimo Cristiano, hai spalancato una finestra sul dirupo! Il confronto fra tre metriche, fra tre dimensioni e fra tre visioni sconcerta, ancor più chi a quelle serate era assente come lo era, a tuo dire, la parola fede...scusa...FEDE. Penso che in questo si racchiuda la diatriba al punto che nessuno ha il coraggio, o il cuore di spalancare il proprio all'inevitabile destino dell'uomo, il duello sempiterno fra ciò che capisce e spiega e ciò che non capisce ma si ostina a voler spiegare con l'arroganza di non rassegnarsi. Ecco, in sintesi, come a questo punto Fede sia l'altro lato della medaglia con sopra scritto, a lettere cubiltali, umiltà. Read Less
Cristiano Zanolli
to Paolo Biscuola
La sintesi perfetta, caro Paolo. Con Fede dall'altro lato della medaglia, anche mettendosi in discussione. Guardare, osservare, ragionare, credere.
marco ongaro
Bella sintesi di tre incontri in un bel festival. Grazie
Cristiano Zanolli
to marco ongaro
Un Festival della Bellezza davvero appassionante, Marco. Grazie
Isabella Italo
La libertà di pensiero é un diritto inviolabile. Ma qui non si tratta di questo. Credo che per il caso di specie, la fede il […] Read MoreLa libertà di pensiero é un diritto inviolabile. Ma qui non si tratta di questo. Credo che per il caso di specie, la fede il tradimento o la figura di Gesù siano solo degli astuti pretesti. L'approccio assegnato dei nostri liberi pensatori (e di qual caratura), lo percepisco come l'ultimo disperato tentativo esercitato da un'equipe medica nell' utilizzo di un defibrillatore per rianimare un corpo oramai esanime, nel quale la vita sta prendendo altre forme. Ebbene, sono convinta che con le loro dissertazioni profonde e al tempo scomode, sperano di rianimare il grande pubblico, ridestandolo da un oblio di pensiero che sembra oramai aver preso il sopravvento. É un modo discutibile se vogliamo, per smuovere la parte autentica di ciascuno di noi che da tempo si sta progressivamente depositando sul fondo. Dissertano consapevoli che quella parte se agitata, può fare la differenza in una società ove la più cruda e spietata indifferenza oramai spadroneggia e spopola in un mondo virtuale e veloce, in cui pensare é diventato un privilegio per pochi. Pertanto, ben vengano questi dottori dell'ultimo minuto, questi agitatori dei nostri fondali depositari di valori autentici. É il pensare che ci manca e questi interventi, seppur inusuali o solo parzialmente condivisibili, assolvono allo scopo. Read Less
Cristiano Zanolli
to Isabella Italo
"É il pensare che ci manca e questi interventi, seppur inusuali o solo parzialmente condivisibili, assolvono allo scopo." Citandovi, mi unisco appieno all'amarezza della constatazione […] Read More"É il pensare che ci manca e questi interventi, seppur inusuali o solo parzialmente condivisibili, assolvono allo scopo." Citandovi, mi unisco appieno all'amarezza della constatazione di tanto dilagante e contaminante materialismo. Grazie Isabella, grazie Italo. Read Less
Cristina
Ciao, temi complessi da commentare in un post, provo a dire come la penso su un paio di cose più immediate che ho letto: 1. Non […] Read MoreCiao, temi complessi da commentare in un post, provo a dire come la penso su un paio di cose più immediate che ho letto: 1. Non la penso come Recalcati quando dice che Gesù serve per sfuggire alla drammaticità della vita, tutt'altro, è il suo essere reale che ci dà la forza di vivere e affrontare certe situazioni senza farci da esse sopraffare, perché è proprio il Cristo che ci dà, con la sua vita, l'esempio da seguire 2. A mio parere non è sconfitto, il Cristo di Capossela. Certo l'umanità è allo sbando, particolarmente in questo periodo, ma la scelta della croce non è una fuga o una sconfitta, bensì un esempio: ci ha tanto amati da dare la sua vita per noi. Chi lo interiorizza non può che cambiare ogni sua prospettiva di vita e cercare di dare l'esempio a chi lo circonda. Grazie per il bel post :) Read Less
Cristiano Zanolli
to Cristina
Grazie, Cristina, per aver espresso il tuo punto di vista. Dici bene, sono temi complessi da commentare in un post. Piccoli contributi per vincere il pericoloso agnosticismo […] Read MoreGrazie, Cristina, per aver espresso il tuo punto di vista. Dici bene, sono temi complessi da commentare in un post. Piccoli contributi per vincere il pericoloso agnosticismo dei nostri tempi. Read Less
Cristina
to Cristiano Zanolli
Vero, perfettamente d'accordo. Ciao Cristiano un abbraccio