A Udine si tiene ogni anno la più ricca rassegna europea di cinema dell’Estremo Oriente. Ininterrottamente, salvo Covid, dal 1999. Il Far East Film Festival, FEFF per gli habitué, si è svolto quest’anno dal 21 al 29 aprile. Sempre ricco il programma con 78 film e documentari provenienti da 14 Paesi, tra i quali Corea del Sud, Giappone, Cina e Hong Kong i più rappresentati. Una vera abbuffata per gli appassionati, e non, di cinema orientale. Molti anche gli eventi collaterali, i contest, i concorsi, gli intrattenimenti organizzati per creare quelle giuste contaminazioni tra cultura occidentale e orientale che trovano la loro più opportuna collocazione nella città di Udine, sempre più nuova porta d’Oriente e crocevia culturale.
Vittoria malese per la venticinquesima edizione del Far East Film Festival. Per la prima volta la Malesia si aggiudica il “Gelso d’Oro” con la pellicola “Abang Adik”, dirompente esordio del regista Jin Ong. Secondo posto al coreano “Rebound” di Chang Hang-jun e terzo posto al commovente “Yudo” del giapponese Suzuki Masayuki.
I film orientali sono spesso film non semplici da interpretare. Le differenze culturali e di approccio alla vita si notano eccome, ma sono un ottimo stimolo per combattere provincialismo, luoghi comuni e avvicinare i pensieri di Occidente e Oriente. E la cultura viene spesso in nostro soccorso, ci accarezza, ci fa ragionare. Accorciare le distanze tra questi due mondi passa anche dalla visione dei film del Festival, film popolari e di successo in Asia, pellicole che non vedremmo altrimenti in Europa.
Nella sua venticinquesima edizione, la rassegna ha registrato numeri da record con 60.000 spettatori in 9 giorni di proiezioni.
Quest’anno a me è toccato… azz, mi scuso e mi correggo… la mia scelta è andata soprattutto su un film di Hong Kong:
Everyphone Everywhere di Amos Why.
Potremmo resistere 24 ore senza lo smartphone dimenticato a casa, non potendolo più riprendere sino a sera? Una commedia, a tratti infantile ove le emozioni si descrivono più che trasmettersi nello svolgimento naturale della vicenda, che si rivela presto una nostalgica quanta attuale riflessione sul nostro bacato e quotidiano rapporto con la tecnologia. Tecnologia che ci costringe a essere costantemente connessi con il mondo, con Google o una App che può risolverci la vita senza memorizzare più nulla di fondamentale come un numero di telefono o delle vitali password.
Ogni giornata del FEFF, già all’interno dello stesso Teatro Nuovo o in giro per la città, è accompagnata dall’ospitalità friulana e da ottime degustazioni di buon cibo e vino locali o anche con dell’alternativo Sushi, degustato in stile hippy al Giardino del Torso. Perché passeggiando per Udine c’è sempre un bel clima di festa.
E tuttavia, da piazza Garibaldi al Palazzo Comunale, non si eviti di soffermarsi in raccoglimento davanti agli striscioni gialli riportanti la scritta: “Verità per Giulio Regeni”. Che l’attenzione sulla vicenda rimanga alta e che le indagini portino finalmente alla verità.